Ho partecipato ad un gioco in cui dovevo dire quali fossero i miei dieci libri preferiti, che avevo letto e ancora ricordavo. Non è un articolo-classifica dei migliori dieci libri da leggere sotto l’ombrellone secondo Goodreads, come il titolo farebbe sperare (sì sono una brutta persona) ma è piuttosto un articolo in cerca di risposta. Racconti o romanzi: che tipo di lettore sei?

La domanda è nata quando mi sono accorta che tra i miei fantastici dieci sono finite cinque raccolte di racconti incontrate nel corso delle mie avventure letterarie, delle quali conservo tutt’ora frammenti. Ho avuto problemi a scartare altrettanti romanzi di autori che ho infinitamente apprezzato. Orwell, Hesse, Keyes, Camus, Seneca, McCarthy, Tolkien, Murgia, Pennac, Benni e molti altri mi salutano offesi dalla libreria, e so di risultare ingrata ai loro occhi perché non li ho citati.

La top ten, per definizione, non ha più di dieci postoi. Ho fatto un errore, lo so, ma preferisco lasciarlo lì a testimonianza di un lapsus, perché in realtà stavo pensando a Lev Tolstoj: avrei aggiunto anche lui se solo avessi avuto un posto in più. I suoi, racconti ovvio.

Ho letto decine di queste classifiche, e la domanda è: dove sono i racconti?
Non solo. Ho guardato vetrine di librerie, in centro o in periferia, grandi e piccole e la domanda è sempre quella: sono davvero solo lettori di romanzi quelli ad entrare da quella porta?
Cercando li ho trovati, per carità. Una libraia di aperte vedute poco tempo fa mi ha consigliato un’antologia di fantascienza (Le meraviglie del possibile, AA.VV. a cura di Sergio Solmi e Carlo Fruttero, Ed. Einaudi) che ho acquistato e sto leggendo tutt’ora con grande piacere. Non l’ho ancora finita e per questo non è finita nella top ten, ma avrebbe concorso anche lei per un posto, con onore. Poi sette giorni fa me ne è arrivata a casa un’altra, col corriere. Si chiama Terra promessa, 10 racconti di fanta-decrescita, a cura di Gian Filippo Pizzo, edita da Tabula Fati, che sto leggendo alla velocità (voracità) di un racconto al giorno combattendo la tentazione di non bruciarmene invece due in una volta sola, perché sono coinvolgenti e scritti bene, ma poi il piacere finirebbe troppo presto.
Perché è tutto lì alla fine ciò di cui si sta parlando: del piacere.

È nato prima il romanzo o il lettore di romanzi?

Nel ricordo o nella ricerca di una buona lettura si direbbe che il lettore prediliga la forma netta e monolitica del romanzo. Il racconto verrebbe (erroneamente) percepito come una forma minore, lo stesso ostracismo che a volte colpisce anche il fumetto.
Le eccezioni esistono, grazie al cielo. Ci sono case editrici specializzate nella pubblicazione di racconti, per esempio.
Ma in quella vasta terra di mezzo che è la norma, la proposta di racconti per il lettore a caccia della prossima lettura è sempre molto bassa. E se la preda scarseggia il predatore si adatterà, preferirà alimentarsi di conseguenza a pane e romanzi, che dico a pane e trilogie seriali, piuttosto che assaporare il gusto polimorfico e sfaccettato della narrativa breve.
Sono in questi momenti che mi sorge una domanda che è un po’ il dilemma dell’uovo e della gallina: è la libreria (e la casa editrice) a guidare nella danza del corteggiamento tra l’opera e il lettore, o è il lettore a condurre un gioco che gli editori (e le librerie) devono assecondare?
Perdonerete la sfumatura erotico-danzante, ma esiste una forte componente di attrazione e un gioco di pulsioni nella scelta di un libro, così come nel corteggiamento.
Se non ti piace, incauto lettore finito tra queste pagine, ti consiglio di smettere di leggere perché ho intenzione di continuare su questo tono.

Il lettore monogamo

Il lettore monogamo cerca una storia che possa appassionarlo e tenerlo con sé dall’inizio alla fine. Ama seguire un personaggio (o una famiglia di personaggi) alla volta, in un percorso che ha, in genere, premesse definite e un chiaro punto di arrivo. Si legherà a lui a doppio filo, lungo la strada, fino a soffrire di un vago senso di abbandono quando avrà voltato l’ultima pagina.
Per fortuna molti editori e librai non danno per scontato che ogni potenziale acquirente sia un lettore monogamo. Sarebbe una forma di pregiudizio, non credi?

Il lettore promiscuo

Il lettore promiscuo, semplicemente, se ne frega di essere fedele al personaggio (leggi anche: Come scrivere un buon racconto). Al contrario:

  • È proattivo: sa adattarsi a cambi di stile, ed è abituato ad impiegare in maniera massiccia la propria immaginazione per disegnare premesse solo accennate.
  • È tollerante: per quanto riguarda gli epiloghi può dirsi pronto a tutto. Ha letto racconti che finiscono nel nulla, racconti circolari, racconti che non finiscono affatto, o troncati sul più bello. Racconti in cui ha scoperto, solo sull’ultima riga, che il protagonista che lui pensava umano, è di tutt’altra natura.
  • È curioso: leggere una raccolta di racconti dello stesso autore significa passare attraverso le diverse declinazioni del suo modo di scrivere, e scoprire come esso è cambiato nel tempo. Il lettore promiscuo sarà in grado di riconoscer le manie ricorrenti di quell’autore, o i vezzi sperimentali che durano solo qualche pagina.
  • La diversità non lo spaventa: l’esperienza può essere persino migliore con una raccolta di racconti scritti da artisti vari: in quel caso è come aggirarsi nei corridoi di una babele di pensieri e storie diverse, fare un bagno di voci differenti e inclinazioni lessicali personali.

E tu, che lettore sei?

racconti o romanzi