Uno scienziato cinese di nome Li Chen fuggì negli Stati Uniti, portando una copia su dischetto dell’arma biologica cinese più importante e pericolosa del decennio. La chiamano ‘Wuhan-400’ perché è stata sviluppata nei loro laboratori di RDNA vicino alla città di Wuhan ed era il quattrocentesimo ceppo vitale di microorganismi creato presso quel centro di ricerca […] Wuhan-400 è un’arma perfetta […] colpisce solo gli esseri umani.
Dean Koontz, The Eye of Darkness, 1981
E più avanti, nello stesso romanzo, si legge che
Intorno al 2020 una grave polmonite si diffonderà in tutto il mondo […] in grado di resistere a tutte le cure conosciute.
Il romanzo di Dean Koonts è uscito nel 1981. È un romanzo distopico / thriller , e come molti altri romanzi che appartengono a questo genere, rileggerli nell’anno in cui sono ambientati mette in luce sconvolgenti parallelismi.
Distopia: origine e significato
Il termine distopia, attribuito a Questo genere di romanzi, è stato fondato dal filosofo J.S.Mill nel 1868, in contrapposizione a utopia. È necessario un rapido excursus alla radice di questa parola: utopia è il prodotto della fusione dei due termini di radice greca, outopia (ού=non; τόποσ=luogo) ed eutopia (εũ=buono; τόποσ=luogo) e definisce un luogo desiderabile, ma irraggiungibile.
Il romanzo distopico, al contrario, è quello vi porterà, arrancando per strade polverose, o sedati da un gas narcotico sull’autobus della gita, in un posto che è l’esatto contrario: un luogo orribile, e non molto lontano da qui. Le storie sono ambientate in un futuro che potrebbe realmente prodursi, nel caso in cui alcune condizioni presenti dovessero evolvere nel peggiore dei modi.
Il genere letterario distopico è diventato il luogo ideale in cui scrittori di ogni epoca hanno dato voce a critiche della società contemporanea, proponendo molte delle loro opere in chiave satirica. Ed è il posto in cui le proiezioni apocalittiche sono l’espressione dei turbamenti sociali tipici del periodo storico di riferimento, nel tentativo di esorcizzare l’incertezza verso il futuro.
Potremmo provare lo stesso piacere, leggendo uno di questi romanzi. Lo stesso che si prova a dare il giusto nome alla minaccia, indefinita e generica, per cui proviamo terrore, ma di cui ancora non distinguiamo i confini.
Sempre che l’anno sul nostro datario non sia proprio quello in cui è ambientato il romanzo. E guardandoci intorno non dovessimo constatare che in fondo (maledizione) quello che stiamo leggendo non è molto diverso dal quello che succede qui.
Distopia e profezie
Penso ai libri di H.G.Wells, di Julius Verne, e molti altri che come lui che si sono dimostrati profetici nelle loro invenzioni letterarie (anticipando per esempio di molti anni alcune invenzioni scientifiche a cui si è giunti dopo). Poi a Douglas Adams, che in Guida galattica per autostoppisti parlava di un applicativo in grado di tradurre simultaneamente qualsiasi lingua (umana o aliena): il Pesce di Babele. A George Orwell che in 1984 parlava di un sistema di controllo di massa non troppo lontano dalla realtà di oggi. Oppure penso a Ray Bradbury che in Farenheit 451 parlava di conchiglie auricolari per ascoltare musica, quando le cuffie auricolari non erano ancora state inventate. Perché in fondo è così, chi inventa storie è colui che trova risposte realistiche a domande che nessuno si è ancora posto. E forse questa non è altro che una forma di chiaroveggenza (se mai esistesse una facoltà di questo tipo).

Fonte: Wired
Come nasce un romanzo distopico
Per giungere alla Londra della provincia Pista Uno, governata dal Grande Fratello (1984, G.Orwell), o a Boulder in Colorado, insieme ai sopravvissuti al letale Capitain Trips (L’ombra dello scorpione, S.King) sono dovute esistere la città ideale di Platone (La repubblica, Platone, 390-360 a.C.), La nuova Atlantide di F.Bacon (1627), e, tra i più recenti L’isola, di A. Huxley (1962): esempi di letteratura utopica da cui ha preso forma, differenziandosene (come è avvenuto per il lemma), il romanzo distopico.
L’utopia utilizza il concetto di Città Ideale come strumento per superare una condizione politica e sociale non accettabile. Nel romanzo utopico i protagonisti affrontano un viaggio e raggiungono una realtà inesplorata, costruita su una struttura sociale perfetta. Il superamento della situazione politica avverrà solo attraverso il viaggio, la scoperta di un non-luogo lontano e perfetto, e l’imitazione di quel modello.
La distopia letteraria invece parte da premesse assai meno positive: la storia si svolge nella stessa realtà in cui vive lo scrittore. Lo scrittore dà voce alla lungimiranza, a quella chiaroveggenza acuita dalla situazione instabile, e i pericoli a cui è esposto. E se dovrà fare riscorso a più o meno finzione, sarà solo questione di fortuna, no?
Così la storia prende forma.