Informo l’incauto lettore che l’articolo che sta per leggere è piuttosto lungo. La varietà di argomenti e contenuti, nelle righe che seguono, sono la rappresentazione di una storia professionale e delle sue imprevedibili svolte, da cui il lettore potrà trovare validi spunti, soprattutto se si trova all’inizio di una carriera. Soprattutto se legata all’arte di raccontare storie. Resta, nell’intenzione di chi scrive, la speranza di offrire 10 minuti di piacevole lettura.
Quando ho chiesto a Marco Perugini se potevo fargli qualche domanda per un articolo ha cercato subito di dissuadermi.
«Non ti aspettare il racconto di un lavoro da artista ispirato, il mio è un lavoro terrestre, piuttosto bestiale, se vogliamo.»
Però alla fine me lo ha raccontato, e la sua storia è l’esempio di una professionalità conquistata in autonomia, lavorando per la maggior parte del tempo come freelancer. È anche una storia interessante che parla di scelte e di istinto, quello che porta a capire quando l’onda ha perso la sua spinta ed è arrivato il momento di passare all’onda successiva.
Marco Perugini è illustratore e web designer, con un’esperienza che, partendo dal disegno, lo ha portato a confrontarsi con diversi settori: dal fumetto ai corti di animazione, dal freepress, alle agenzie di comunicazione di grandi marchi, fino alla realizzazione di animazioni grafiche per la televisione.
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Gli inizi: il fumetto indipendente, e le riviste
«Ho frequentato l’istituto d’arte di Anzio, e dopo mi sono avvicinato al mondo del fumetto indipendente. Nella Roma di quegli anni ho visto nascere la rivista collettiva Kerosene, e sono stato collaboratore di Centrifuga [rivista underground, fondata e diretta da Sebastiano Barcaroli, distribuita a Roma verso la fine degli anni 90. N.d.r.]. Il mio inizio è stato così, tra le tavole della rivista erotica Blu (di Francesco Coniglio Editore), e il magazine “Stirato”, creato nel 2003 da Sebastiano Barcaroli.
Stirato è nato come evoluzione diretta di Centrifuga , era distribuito in freepress, e aveva un formato inconfondibile: un foglio ripiegato che una volta aperto diventava un poster. Conteneva articoli sul fumetto e le arti grafiche in generale, e ogni numero si sviluppava attorno a un tema. L’illustrazione del poster era realizzata ogni mese da un artista diverso, a cui era dedicata l’intervista che potevi leggere all’interno.
Io mi occupavo del sito (centrifuga.net+stirato), perché Stirato aveva riscosso grande apprezzamento da parte del pubblico e presto arrivò il momento di renderlo disponibile (scaricabile direttamente dal sito) anche fuori Roma.
«Anche Centrifuga divenne una rivista on-line con qualche differenza rispetto alla versione cartacea: centrifuga.net non pubblicava più fumetti, come il magazine originario, ma cortometraggi animati.
«È così che ho iniziato a interessarmi a questo nuovo tipo di linguaggio, sperimentando di volta in volta tecniche diverse, partendo sempre dal disegno e da un modello comunicativo che era la firma distintiva dei fumetti di Centrifuga.»
Cortometraggi, e progetti premiati
«I primi risultati arrivarono intorno al 2003 e il 2004. Realizzai alcuni cortometraggi che girarono molto su YouTube, ad esempio Orlando[http://www.ifacedesign.com/orlando/orlando.html] , che riscosse molto consenso. Poi fu la volta di Paper Sky, premiato al Flashforward di New York. Alcuni miei cortometraggi, (Paper Sky e Desiderata) arrivarono primi al concorso Castelli Animati, nelle edizioni del 2003 e del 2004, e l’anno dopo fui parte della giuria insieme a Bruno Bozzetto»
Le sue idee piacevano, e dalle risposte di pubblico e critica Marco ha intuito che l’animazione grafica era l’onda su cui salire in quel momento storico, e così fece, imparando a utilizzarne tecniche e strumenti: Flash, prima, e più tardi After Effect.
«Quando lavori in autonomia devi puntare all’idea, che deve essere di impatto, accattivante, personale, ma allo stesso tempo devi pensare alla fattibilità di quell’idea. Devi essere in grado di ottimizzare, che vuol dire trasformare quell’idea in un prodotto che sei in grado di produrre in maniera autonoma. Io venivo dal fumetto, da cui ho imparato a lavorare sulla fisicità dei personaggi e sulle inquadrature. Questo bagaglio mi è stato prezioso nel momento in cui ho iniziato a lavorare sulle sequenze animate.»
La svolta nel web design
Verso la fine degli anni Novanta la grafica web ha fatto un passo avanti. I siti si facevano sempre più animati. JavaScript dopo i primi anni di successo venne presto sostituito da Flash, che ha apportato grossi cambiamenti alla grafica dei siti.
«Era un settore in fermento e l’ho intrapreso», racconta Marco Perugini «Sapevo disegnare, e con l’animazione grafica ho trovato un altro modo per mettere a frutto le competenze che avevo sviluppato negli anni del fumetto.
«Ci sono molti modi per mostrare quello che si è in grado di fare, e il primo fra tutti è… iniziare a farlo. Quello che potrei dire a un esordiente è di iniziare a lavorare al proprio portfolio fin da subito: un luogo in cui pubblicare i propri lavori, i migliori che può realizzare con le risorse a sua disposizione. E poi non smettere mai di imparare e di guardarsi intorno.
«Ammetto che quando ho iniziato erano in pochi a pubblicare video (YouTube non esisteva) , ed era più facile farsi scoprire. Oggi, invece, la lotta per catturare l’attenzione di un potenziale committente è più difficile. Però c’è You Tube, e ci sono i social network che offrono visibilità e occasioni di contatto»
Le animazioni e i cortometraggi pubblicati da Marco hanno attratto l’interesse delle agenzie che curavano la comunicazione di grandi marchi.
«I miei lavori piacevano, c’era un diffuso interesse verso questo tipo di comunicazione: musica, grafica essenziale, messaggio semplice ma di impatto. Si è rivelato quello che in quel momento cercavano le grandi aziende [come D&G, Iren, Poste italiane, solo per citarne alcuni. N.d.r.] Successivamente ho avuto occasione di collaborare con il canale Fox Life, per il quale ho realizzato (come direttore creativo) diverse sigle e cortometraggi legati alle serie mandate in onda in quel periodo.»
Mus(ic)a ispiratrice
La musica ha un ruolo fondamentale nei suoi cortometraggi, segue il ritmo delle scene e il senso della storia. Guardando i suoi video si ha l’impressione che Marco affidi alle note un ruolo attivo nel processo creativo, impressione confermata dall’autore stesso.
Avevo visto Burp e mi era piaciuto molto.
Il messaggio arriva con il susseguirsi delle scene a tinte essenziali, nero notte e rosso sangue in prevalenza, anche se è più corretto dire che il messaggio si genera come una tacita intesa tra autore e spettatore, accompagnato dalle note. Quello che ci ho letto io lo scriverò più avanti, prima vorrei raccontarvi, con le parole di Marco, come è nato questo cortometraggio:
«In quel periodo ero entrato in fissa con un pezzo di Mozart. Il pezzo che ho utilizzato è la parte (più o meno alla fine del ventiduesimo minuto) di un concerto per violino [Concerto per Violino No. 5 in La maggiore, K219 ]. Quando l’ho ascoltato ho pensato che avrei voluto crearci sopra delle immagini e costruirci una storia, nel modo che so fare. Così è nato Burp»
Ritorno al Fumetto
Nel 2008 realizza diversi video di presentazioni per Hangar (casa di produzione televisiva di Gregorio Paolini), curando l’immagine dei programmi prodotti.
Dopo, la corrente inizia a cambiare.
Marco sente che l’onda sta per affievolirsi, ed è arrivato il momento di guardarsi intorno per vedere cosa sta per arrivare, dall’orizzonte. Quando l’onda arriva lui è pronto a salirci, e si accorge che lo porterà di nuovo tra le pagine di un fumetto.
Il mio primo incontro con i disegni di Marco Perugini è stato su Morgan Lost. Per il cacciatore di teste di New Heliopolis, creato da Claudio Chiaverotti, Marco ha realizzato i numeri 10, 22 e il n.4 delle Dark Novels: tre numeri di tavole in grigio e rosso, come la realtà filtrata dagli occhi del protagonista, affetto da una singolare forma di daltonismo.
«Nel 2014 ho contattato Sergio Bonelli, a cui ho sottoposto alcuni miei lavori con una semplice proposta di collaborazione. La redazione ha accettato la mia richiesta e mi ha affidato la realizzazione di alcuni numeri. Dopo anni sono tornato al fumetto con grande piacere.»
Poi è la volta di Trashy, i professionisti della morte con stile, una graphic novel pubblicata da Cagliostro EPress, di cui Marco è autore e disegnatore.
«Da alcuni anni collaboro invece con case editrici americane: mi trovo bene con le realtà oltreoceano, e il mio consiglio, per chi vorrebbe lavorare in questo settore, è di tentare. Nella mia esperienza ho sempre riscontrato molta professionalità, anche nelle piccole realtà. Tutto ciò che un artista produce è valorizzato ed è considerato un vero lavoro.»
Ha ragione, e capisco perfettamente. Quello a cui pensavo mentre Marco parlava, era quanto sia spiacevole, al contrario, la sensazione che il proprio lavoro venga valutato in maniera inversamente proporzionale alla passione con cui lo si fa. Come a dire «Ti piace farlo, vorrai mica essere pure pagato per questo?»

Ultime battute
Bene, era un’intervista giusto?
Dove sono le domande le risposte ti starai chiedendo, incauto lettore. Ho la mania di nascondermi dietro quello che scrivo, ma capisco se vorrai entrare nel vivo della conversazione che per gentile concessione di Marco, ho potuto intrattenere con lui.
Ormai siamo alla fine in questo lungo articolo, ed è stato detto quasi tutto.
Solo qualche punto è ancora rimasto in sospeso:
Domanda: […] A proposito di Burp, ti dico quello che è arrivato a me: la vittima, il carnefice, sono solo condizioni mentali. Situazioni che si possono ribaltare solo quando chi è vittima smette di vedersi tale. E il predatore? Non può fare altro che arrendersi, e annegare nel male che ha generato lui stesso. Di lui rimane l’eco di un rutto, come un brutto sogno provocato da una cattiva digestione. Era quello che volevi dire?
Risposta: Sì, diciamo, più o meno era proprio quello.
D: Grazie, Marco. Solo un’ultima cosa: cosa volevi fare da piccolo?
R: Volevo disegnare e animare i miei disegni.
D: Qual è stato il tuo primo incontro con il disegno, quello che ti ha fatto venir voglia di intraprendere questa strada?
R: Da piccolo guardavo Quark, ed ero affascinato dalle animazioni realizzate da Bruno Bozzetto nei vari servizi. Puoi immaginare cosa abbia significato per me poter lavorare direttamente con lui anni dopo, per il programma Cosmo, andato in onda su Rai tre tra il 2011 e il 2012
D: Hai ragione, posso solo immaginarlo. Mi hai parlato della musica: cos’ altro ti ispira quando lavori?
R: Trovo ispirazioni nella regia, nella luce e la fotografia di vecchi film di Fellini, Pasolini, ma subisco anche l’influenza del cinema Horror in generale. Anche se non ho un gusto cinematografico definito, sono piuttosto eclettico e mi piace un po’ tutto.
D: E libri? Hai un genere preferito? Cosa leggerai ad esempio stasera prima di andare a dormire?
R: Sto leggendo una raccolta di Racconti di Banana Yoshimoto, Lucertola. Ho letto diverse biografie di registi, ma anche in questo caso non scelgo in base al genere, leggo quello che al momento mi prende di più.