Titolo: Sette minuti dopo la mezzanotte.
Autore: Patrick Ness, Siobhan Dowd
Edizione: Mondadori, 2012
Pagine: 222
Contents
Sette minuti dopo la mezzanotte
L’ anteprima italiana del film A monster calls – Sette minuti dopo la mezzanotte di Juan Antonio Bayona aprirà il Film Festival di Bologna, il prossimo 2 maggio 2017. Il film uscirà nelle sale cinematografiche il 18 maggio.
E questa notizia (un’ Ansa letta qualche giorno fa) è stata la mia, personale, monster call: hai ancora pochi giorni per leggere il romanzo, l’ho sentito dire. Ancora pochi per fare il viaggio in solitaria, un piede avanti all’altro, prima che le impronte del regista e degli attori cambino per sempre l’aspetto a quella terra inesplorata in cui la storia, uscita dalla penna di Patrick Ness, vi trasporterà.
La storia fa paura? Sì. Come solo riesce a farlo la verità, o almeno alcune verità.
Sentirete l’urlo? Ci sono buone probabilità. Io l’ho sentito.
Nelle scene dove il mostro è fuoricampo,per esempio, quando le giornate di Conor trascorrono come quelle di un qualsiasi adolescente. Perché ho avuto la netta sensazione che quello di cui parla Ness, nella sua lingua asciutta, non deve essere poi così diverso dalla realtà.
Definirei lo scrittore un assassino insospettabile. È una storia onesta e brutale che scorre pagina dopo pagina con un linguaggio semplice e affilato. A pagina 19 ricordo di aver pensato – Ah ok, una storia per ragazzi – ma ancora non sospettavo niente. A pagina 65 mi sono detta (sentendo calare un po’ le aspettative) – Non sarà mica uno di quei racconti che parlano di storie: una meta-storia? –. Non ho niente contro le meta-storie, tranne il fatto che (lo dico?) a volte (lo dico davvero?) mi annoiano (l’ho detto). Ho letto La storia infinita, e mi è piaciuta. Ma ho superato quella fase, pur continuando ad amare Michael Ende.
E invece.
Invece, in maniera inaspettata, come nel migliore dei colpi di scena, ho visto la lama. Troppo tardi a quanto pare visto che lo scrittore mi aveva già trafitto, e la storia aveva affondato i suoi artigli. E già la sentivo smuovere, con dita lunghe e uncinate, lo strato limaccioso di paure dimenticate. Lo strato che solo alcune storie, quelle buone, riescono a raggiungere, dove si nascondono gli incubi che, da bravi bambini cresciuti cerchiamo, di affogare nelle (para)noie quotidiane, per non doverci più pensare.
E alla fine? Alla fine mi ha ucciso.
Patrick Ness ha compiuto il delitto perfetto.
Trama (dalla quarta di copertina)
Il mostro si presenta sette minuti dopo la mezzanotte. Proprio come fanno i mostri. Ma non è il mostro che Conor di aspettava. Il ragazzo si aspettava l’orribile incubo, quello che viene a trovarlo ogni notte da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Conor si aspettava l’entità fatta di tenebra, di vortici, di urla… No. Questo mostro è un po’ diverso. È un albero. Antico e selvaggio. Antico come una storia perduta. Selvaggio come una storia indomabile. E vuole da Conor la cosa più pericolosa di tutte. La verità.
Certo, forse mi sarei difesa in tempo se avessi scoperto, prima…

La storia nella storia
La storia nella storia parla di Siobhan Dowd, una scrittrice e attivista inglese, che ha combattuto contro la censura e in difesa dei diritti civili degli scrittori nei paesi svantaggiati. Il suo primo romanzo esce nel 2006: Le rose di Shell; nel 2007 pubblica Il mistero del London Eye; ancora, nel 2007 dà alle stampe La bambina dimenticata dal tempo, con il quale si aggiudica la Carnegie Medal. Infine, sempre nel 2007, Siobhan Dowd muore, di tumore al seno.
La scrittrice ha vissuto i suoi ultimi anni di vita in maniera prolifica, portando a termine due romanzi che sono stati pubblicati dopo la sua morte: Crystal della strada e Il riscatto di Dond. Prima di morire aveva iniziato un’ultima opera.
Questo doveva essere il suo quinto romanzo. Aveva già abbozzato i personaggi, l’idea centrale e un inizio. Quello che le è mancato, purtroppo, è stato il tempo
così scrive Patrick Ness nella nota all’edizione del 2011, parlando di quando accettò la proposta di terminarlo.
Ed è così che è nato A monster calls.
Sospettavo, leggendolo, che ci fosse molta più realtà di quanto ci si potesse aspettare in un romanzo fantastico, per ragazzi. E ne ho avuto conferma.
Il complice: Jim Kay
Jim Kay è l’illustratore che, complice dell’ideatrice e dello scrittore, compirà l’efferato delitto su di voi, incauti lettori. Le immagini in bianco e nero che troverete nelle pagine della storia vi aiuteranno a morire, trascinati nel delirio grafico di Kay. Evocative, e per nulla invadenti, porteranno l’incubo a prender forma nella vostra mente. Gli alberi emergeranno dal fondo nero, come spettri; una manciata di oggetti vi guarderà come bulbi oculari gettati a terra, prima di capire… Niente. Non voglio togliervi la sorpresa. Meglio che lo vediate con i vostri due occhi (sempre che li abbiate ancora attaccati alla testa).
Jim Kay, che in una intervista a “The Telegraph” afferma di non fare altro che
“…prendere in prestito a Leonardo”
ha dato un contributo fondamentale sia al libro, che alla sceneggiatura, per la quale il regista Bayona ha richiesto la sua brillante collaborazione.